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Il Bacco di seta

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Il Bacco di seta

 

  

 

Come stelle a una punta sola, eravamo inchiodati lì, eretti e brilli, nel silenzio di una poltiglia che pochi minuti addietro aveva anche un nome e una data di scadenza.

I pelati erano andati a farsi benedire direttamente dal loro dio, e non c’era verso di poterli rincorrere per un ultimo abbraccio paletale.

Eravamo lì, io e la mia splendida Mini Minor color verde bottiglia, pronti a partire per quel viaggio carico di meraviglie culinarie.

Dallo spazio, quella pozza rossa, su sfondo asfalto, illuminata dalla luce gialla di un sole quest’oggi veramente pallido, avrebbe fatto sicuramente pensare alla formazione di un’ulteriore “voglia” sulla Terra, e cioè quel suo intimo desiderio di dimagrire fino a mostrare finalmente ai suoi amati acari il sacrosanto nocciolo della creazione.

Ci trovavamo nel sud Italia, sotto casa mia, sovrastati da matrone che, con un occhio rivolgevano il loro sguardo alle altre affaccendate come loro (intente sui balconi, oltre le vetrate, oltre i muri) e con l’altro puntavano le stelle: personalità con propria individualità e voglia di fare. Strabismi che conducono ad affermazioni strabiche di veneri attempate, rinfrescate da quegli umili calzini scuri stesi a ondeggiare e cavalcati, in quell’ora, non dal corrispettivo consorte, ma dal comune amante: il vento. Lo stesso che vi allontana da noi.

 

Sorato - 29 gennaio 2003 

ore 23.05 - S.S.98 Km 47.800:

il caos.

 

Di fronte all’incommensurabile scetticismo, riguardo alla possibilità di proseguire per la via maestra, azionate le quattro frecce lampeggianti, scendo dalla scatolina e faccio un giro tra le auto raggrinzitesi nella coltre di nebbia che, passo dopo passo, mi rivela emozioni come d’incanto.

Uno spettacolo senza tempo, un’opera da contemplare, un’installazione nella galleria della vita: metallo, carne e vino. Un microclima maculato al ketchup, un ecosistema cosparso di granuli e grovigli, una pace interiore che regna sovrana al grido del silenzio.

Convergono verso il mio naso i teneri e delicati aromi che vanno: dai sentori di fragranze di frutta dal colore cerasuolo, ai profumi caldi e solari dei fiori già sbocciati, senza vita, prematuramente sfioriti. Al palato mi risulta abbastanza fresco, ha un sapore sapido certamente godibile con una leggera venatura acida e un retrogusto di cadavere malconcio. Al tatto è denso e appiccicoso come la bava di una lumaca incontinente e alla vista è il caos.

Dai primi accertamenti risulterebbe, secondo quanto sostiene il maresciallo dei Carabinieri, Bubi Scariota (cervello in fiamme da 35 anni di onorata carriera, padre di due pargoletti: Tobia e Itler senz’acca) che quest’oggi qualcosa è successo.

Erano le 22, quando il barese d’adozione Everaldo Pomodoro, sbocciava sul parabrezza di una “Marea”. Erano le 22 e 05, quando il conducente della fiammante Fiat, che percorreva a tutta birra la strada statale viaggiando controsenso, si accorgeva della nota dolente.

Pasquale Tota, leader dell’emergente gruppo rock ruvese: i Necrophilus II, ora come ora può ben dire di essersi dato alla macchia.

Man mano che vi parlo, le auto coinvolte nello spettacolare incidente, riprendono ad accoppiarsi e raddoppiano, triplicano mentre la nebbia si dirada.

Si è formata una collina colorata tra me e l’orizzonte, e i “Kiss” rimbombano tra il cielo e la terra.

Io son qui che vi parlo e voi – e voi – non fate altro che morire!

Un abbraccio a voi altri in studio e un saluto particolare alla tenera Titti che oggi compie il suo fatidico primo anno.

-…Si si vabbè ma’, tra un po’ mi ritiro…

Il vento riprende a scorrere nelle mie vene e riecco le case attorno ai miei occhi; riecco quei calzini attorno al mio pensiero.

Giace, il verde della mia vettura vacante.


 Ivan Pozzoni - 16/02/2018 16:03:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Il tuo stile mi incuriosisce

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